Dagospia riporta il racconto di Selvaggia Lucarelli alle prese con Tinder, l’app per fare sesso anche tra perfetti sconosciuti
Tinder è l’app del momento, almeno per chi è alla ricerca di esperienze bollenti senza complicazioni sentimentali: Selvaggia Lucarelli l’ha provata per un giorno per scoprirne tutti i dettagli, che ha minuziosamente raccontato su Il Fatto Quotidiano, esperienza che è stata riportata da Dagospia. La blogger ha svelato che ha scaricato Tinder mesi fa, mentre era a Gerusalemme, per evitare scandali circoscrivendo la zona di 60 km intorno alla città. L’idea, secondo quanto racconta Selvaggia Lucarelli, era quella di conoscere persone per fare due chiacchiere per puro scambio culturale. Peccato che sia bastate poche ora per scoprire che tutti avrebbero potuto sapere che lei era su Tinder e non solo quelli vicino a lei, e inoltre, cosa più importante, che sull’app erano tutti solamente intenzionati a fare sesso facile, senza troppi fronzoli.
Il racconto di Selvaggia
Selvaggia Lucarelli si è così trovata in contatto con diversi uomini residenti a Gerusalemme o nei dintorni, e avrebbe provato a iniziare una conversazione con loro, rendendosi poi conto che andavano tutti a parare sullo stesso argomento.
“L’ inarrestabile espansione di Tinder nel mondo non mi stupisce perché mi è capitato di scaricare questa applicazione mesi fa all’estero (a Gerusalemme) e ho scoperto che c’è ovunque un notevole fermento. Ora, immagino di dover spiegare perché a 41 anni suonati e con un figlio mi sia messa su Tinder come una bimbominkia qualunque. È perché sono interessata alla socializzazione, al confronto e allo scambio culturale. Visto che a Gerusalemme è notoriamente complicato confrontarsi con culture e religioni differenti, ho pensato che Tinder potesse darmi una mano.
A quel punto ho deciso di sfogliare un po’ la galleria immagini e di capire se le persone si iscrivano a questa app per fare conoscenza, come dicono quelli in cerca di sesso facile, o per fare nuove amicizie, come dicono quelli in cerca di sesso facile. Mi si sono parate davanti diverse allettanti opzioni: Arik, sulla cinquantina che spinge un tosaerba in Birkenstock, probabilmente per lasciare intuire che possiede casa con giardino annesso e quindi è un buon partito. Shay, foto in tenuta mimetica di fronte a qualcosa che pare un check-point.
Sruly, che brandisce un mitra in compagnia di altri amici in divisa. Tal, su una camionetta militare con altri sei commilitoni che fanno la V di vittoria con le dita. Adyel sorride mentre fa un selfie davanti allo specchio del bagno che pare una sputacchiera. Mi domando se sia Tinder o il sito arruolamento militare israeliano.
(…) Mi scrive un altro tipo piacente che però è a Tel Aviv. Parla inglese. Mi domanda come mai sia in Israele. Cosa faccia in Italia. Deduco che sia interessato a conoscere, interagire, fare nuove amicizie. Mi propone di raggiungermi a Gerusalemme. Gli scrivo: “Drink tonight?”. “No, i want sex!”.
(…)Vi giuro che nelle 12 ore successive ho matchato tutti i maschi etero, i liberi professionisti circoncisi e non e l’intero esercito israeliano a disposizione su Tinder. E non ce n’ era uno che non mirasse alla terra promessa.”
Così Selvaggia Lucarelli, dopo aver provato l’ebrezza di Tinder ha deciso di tornare alla vecchia maniera:
“Alla vigilia dello shabbat ho disinstallato Tinder e ho fatto una cosa di rottura: sono scesa nel bar dell’ hotel. Dopo pochi minuti un tizio mi si è avvicinato e mi ha chiesto “May I offer you a drink?”. Certo, voleva trombare come gli altri. Ma almeno, senza Tinder, l’ho costretto a spendere 20 dollari di Champagne, prima di chiedermelo. ”